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Serie B1

Alla scoperta delle argentelle: Katerina Pucnik

In questa rubrica settimanale andiamo alla scoperta delle argentelle, notizie e curiosità dentro e fuori dal campo. Iniziamo con una delle colonne portanti della squadra.

Nome: Katerina Pucnik
Età: 26
Numero preferito: 12
Ruolo: Schiacciatrice
Soprannome: Kate, Princi
Piatto preferito? Lasagne, pizza e tutte le cose buone
Musica preferita: Commerciale
Profili social: Instagram, Facebook
Innamorata? Certo
Miglior posto in cui sei stata: Mi è piaciuta molto Bruxelles per il suo multiculturalismo
Viaggio ideale: New York

Se dovessi scegliere tra le tue attuali compagne di squadra con quale andresti: 1) in battaglia 2) a far festa 3) a vivere?
«In battaglia con Auri (Bonafini ndr), a far festa con Bonbon (Pierobon ndr). per quanto ruguarda la convivenza non so chi resisterebbe con me. Sono fissata con l’ordine e la pulizia, forse le uniche che resisterebbero sono Auri e la Vale! (Varani ndr)»
Come ti sei avvicinata al mondo della pallavolo?
«A me non piaceva l’idea di giocare a pallavolo, ma la mia amica Martina voleva giocarci per forza, allora ho cominciato anch'io».
A che età sei andata a vivere/giocare fuori e come hai vissuto il cambiamento?
«Avevo 17 anni e posso dire che il cambiamento è stato traumatico (per me e per chi mi circondava). Il primo anno è stato difficilissimo, poi ho trovato il mio equilibrio».
Conciliare sport e studio è sicuramente molto impegnativo. Come te la cavi?
«Me la cavo bene, sto per finire l’università, non vedo l’ora».
Raccontaci la tua giornata tipo.
«Mi sveglio presto e faccio colazione con la mia dolce metà, che poi va a lavorare. La mattina studio, poi dopo pranzo studio ancora e quando è ora vado ad allenamento. In periodo pre esami a volte studio anche dopo l’allenamento, quando non lo faccio invece dopo aver cenato guardo qualche film/serie tv sempre in compagnia del mio moroso».

Qual è il tuo obiettivo nella pallavolo e cosa pensi di dover migliorare per raggiungerlo?
«Il mio obiettivo è quello di poter giocare con tranquillità in questa categoria riuscendo a far conciliare la pallavolo con un futuro lavoro/praticantato».
A quale giocatrice ti ispiri?
«Ovviamente alla mitica Picci (il numero 12 non è un caso)».
In partita come ti definisci?
«Sono una combattente. Il gossip sotto rete ci sta, ma solo in allenamento».
Quali sono i tuoi interessi? tolta la pallavolo
«Amo il mare, ma visto che qui non c’è mi concedo delle belle passeggiate in montagna. Mi piace sciare, ma ovviamente con l’attività che facciamo non è compatibile».
Il lavoro che vorresti fare?
«Avvocato».
Come hai vissuto il primo lockdown?
«Incertezza! Anche se devo dire che sono stata abbastanza serena ed in ottima compagnia! Ho studiato, cucinato, giocato a carte, fatto allenamento. Mi è mancato stare un po’ all’aria aperta».
E adesso?
«Adesso mi preoccupa di più il buon senso che manca negli individui».
Una tua valutazione sugli attuali allenatori?
«Mauri (Moretti ndr) lo conosco da più di dieci anni e anche lui mi conosce benissimo: abbiamo un bel rapporto, quasi tutto quello che so fare a livello pallavolistico, me l’ha insegnato lui. Mi piace perché è un allenatore che continua ad evolversi, con lui c’è sempre qualcosa di nuovo da imparare. Carmen (Pimentel ndr) invece ha una grandissima esperienza come giocatrice quindi sa darti dei consigli molto pratici nelle situazioni di gioco. Paolo (Ducati ndr) invece è una new entry di quest’anno ed è prezioso perché ci guida dal punto di vista dei numeri, dicendoci sempre che tipo di prestazione stiamo disputando. Infine c’è Pietro (Stelzer ndr), che ci fa da preparatore e propone sempre degli esercizi molto divertenti per riscaldarci (è un po’ meno simpatico quando si presenta in palestra con la bilancia). Ops avevi detto non risposte troppo lunghe!».
Quanto sei stata sincera da 1 a 10 nella risposta precedente?
«10».
Quello che avresti voluto sempre dire a qualcuno, ma che non hai mai detto?
«Ho la fortuna di poter dire quasi sempre quello che penso».
Ci siamo, ultima domanda: Argentario perchè?
«Argentario perché è casa!».

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